giovedì 6 marzo 2008

Vaticano e Islam tentativi di alleanza Summit a novembre

Vaticano e Islam tentativi di alleanza Summit a novembre

Liberazione del 6 marzo 2008, pag. 5

di Fulvio Fania
Se esistesse un papa islamico organizzare un'alleanza tra cristiani e musulmani sarebbe forse più semplice. Entrambe le gerarchie hanno interesse a combattere la secolarizzazione dell'Occidente e d'altra parte Ratzinger sogna che anche i seguaci di Maometto elaborino prima o poi il concetto a lui caro di "sana laicità".
L'Islam non obbedisce però ad un unico leader e nemmeno il Romano Pontefice può parlare a nome di ortodossi, protestanti e anglicani. E così la partita che le due squadre hanno cominciato a giocare ieri nella sede del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso si presenta molto complicata. Anzi, si tratta di due partite in una. Un nutrito gruppo di teologi e sapienti islamici, la pattuglia dei 138 intellettuali che il 13 ottobre inviarono a tutte le chiese cristiane la lettera "Una parola comune", cerca infatti di dare voce unitaria alle molte anime dell'Islam proprio mentre propone un confronto alle centrali cristiane. «Rappresentiamo il 95% del mondo musulmano», sostiene Aref Ali Nayed, professore del Centro islamico di studi strategici di Amman. La Giordania è un tutore dell'iniziativa, tanto che la risposta del cardinale Bertone ai 138 firmatari è stata inviata a nome del Papa al principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal.
Il risultato dell'incontro di ieri è concreto. Nasce una sorta di "telefono rosso" per fronteggiare eventuali nuove tempeste, come quella che Ratzinger scatenò con la sua citazione su Maometto nell'università di Ratisbona. Da adesso in poi i contatti saranno frequenti. E' stato infatti istituito un "Forum cattolico-islamico". Ogni due anni, inoltre, saranno chiamati a convegno capi religiosi e teologi delle due religioni, una volta a Roma e l'altra in una delle capitali dell'Islam. Il primo grande appuntamento sarà dal 4 al 6 novembre in Vaticano: una giornata di studio teologico sull'amore per Dio e per il "vicino", una seconda dedicata alla dignità umana e una terza alla presenza del papa. E qui bisognerà fare attenzione alla coreografia perché - avvertono i musulmani - le due delegazioni dovranno essere poste alla pari.
Un miliardo di cattolici e un miliardo di islamici: ieri allo stesso tavolo si sono seduti in dieci. Da un lato il cardinale Jean Louis Tauran, navigato diplomatico francese e capo del dicastero per le religioni con quattro esperti, dall'altro i saggi musulmani tra cui l'iman italiano Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis, comunità religiosa islamica. Per lui è un grande successo, costato viaggi e relazioni fittissime, non solo tra musulmani. Tra pochi giorni incontrerà anche il rabbino di Milano. Tra i protagonisti non compare invece l'Ucoii, che raccoglie la maggior parte degli immigrati praticanti. I promotori spiegano che la "Parola comune" raggruppa solo esponenti di centri teologici rilevanti e che in Italia una tale materia scarseggia. In realtà l'operazione punta a tagliar fuori l'area musulmana ritenuta più fondamentalista.
Ma come sarebbe stato possibile, tuttavia, escludere uno dei cuori dottrinari dell'Islam come l'Università del Cairo Al Azhar, già visitata da Wojtyla? Lo stesso cardinale Tauran, nel tentativo di ricucire i rapporti che si erano fatti tesi, ha concordato con Al Azhar un documento comune contro la ripubblicazione delle vignette offensive su Maometto. Ed ecco che in coda agli ultimi firmatari della lettera, saliti intanto a 241, spiccano alcuni professori dell'università egiziana, specialmente il preside Abdullah Abdul Hammed Samak. Del resto tra i firmatari compare anche Tariq Ramadan, che alcuni bollano come neo-fondamentalista. La parola d'ordine è ricondurre all'insegnamento «autentico» dell'Islam, fuori dalle strumentalizzazioni politiche e di stato.
Il primo ad accogliere la proposta di lavoro comune è stato l'arcivescovo anglicano Rowan Williams. Il Vaticano, invece, ci ha pensato a lungo prima di accettare. Lo stesso Tauran ha manifestato riserve e autorevoli esponenti, come il gesuita Samir Samir hanno contestato l'offerta dei 138 perché puntata esclusivamente su un «improbabile» dialogo teologico escludendo i temi sociali e politici più scottanti. Uno degli esperti cattolici più critici, padre Christian Troll, ha partecipato però all'incontro di ieri e questa - secondo la delegazione musulmana - è la riprova che i malintesi sono stati chiariti. Tanto è vero che una sessione del convegno di novembre affronterà il capitolo dei diritti umani. E c'è da giurare che il Vaticano riproporrà una santa alleanza sulla "difesa della vita", aborto, eutanasia, anticoncezionali e, per quanto consentito dal Corano, anche la famiglia fondata sul matrimonio.
C'è stato solo un altro "fraintendimento" come quello sul papa a Ratisbona. Errare è umano. Non ha forse sbagliato anche Ratzinger quella volta? «La ferita è ancora aperta nel mondo islamico», ammette Nayed, ma loro lavorano per sanarla.

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