venerdì 28 marzo 2008

II confronto si aprirà sul testamento biologico

II confronto si aprirà sul testamento biologico

Liberal del 28 marzo 2008, pag. 9

di Riccardo Paradisi

Professore associato di etica alla facoltà di filosofia di Roma la Sapienza, editorialista del quotidiano il Riformista Claudia Mancina si occupa da anni di temi bioetici e fa parte del Comitato nazionale di bioetica. Con lei proseguiamo il viaggio che liberal sta facendo dentro questa dimensione rimossa dalla politica italiana.

Professoressa Mancina è d'accordo sul fatto che i temi bioetica siano i grandi assenti di questa campagna elettorale?

Che ci sia una specie di silenziatore sulle questioni bioetiche è in parte vero. Il centrosinistra le evita perché il Partito democratico è il frutto di un'alleanza recente che ancora non si è del rutto stabilizzata tra cattolici e sinistra e che ha bisogno di tempo per far crescere un confronto e maturare una sintesi su questi temi. Ma oltre a questo c'è un altro elemento la presenza di una lista, quella di Giuliano Ferrara, che ha estremizzato le posizioni, le ha talmente drammatizzate da rendere impossibile un dibattito politico costruttivo su questi temi. Lo stesso Berlusconi si è ritirato da una possibilità di alleanza con la lista di Ferrara.

Lei ha detto che nel Pd si prende tempo per affrontare politicamente i temi bioetica, però i temi bioetici aprono dialettiche interne molto forti dentro il centrosinistra.

Questo è accaduto soprattutto alla fine della legislatura ma non mi sembra stia accadendo anche in questa campagna elettorale. E comunque io ho criticato il fatto che durante le primarie del Pd non si siano affrontati temi bioetici. Anche se sarebbe ingiusto accusare Veltroni di reticenza: aprendo il Pd ai radicali ha fatto una scelta audace che gli è costato lo scontento e il dissidio dei cattolici.

A proposito di dissidi quali saranno i primi temi eticamente sensibili a far emergere le divisioni che su questi temi attraversano orizzontalmente gli schieramenti politici?

Non la legge 194 per fortuna. Infatti per la prima volta dopo 30 anni nessuno mette in discussione questa legge. Nemmeno Giuliano Ferrara. E questo è un fatto, mi permetta di dire, importante. Ci saranno tensioni probabilmente quando ci si dovrà confrontare con iniziative legislative sul tema del testamento biologico.

A proposito di legge 194 la presidente dell'associazione Scienza e vita Maria Luisa Di Pietro ha detto a liberai che non si riesce a capire per quale motivo gli stessi che ritengono quella sull'aborto una legge immodificabile vogliano assolutamente mettere mano alla legge 40 che è molto più recente. Sinceramente trovo abbastanza peregrina la comparazione tra legge 40 e 194. Il principale argomento a favore della 194 è che questa legge ha operato bene per 30 anni, il principale argomento contro la legge 40 è che è una legge inapplicabile perché rende impossibile la procreazione assistita, costringendo

le persone ad andare all'estero.

Nel referendum a cui lei accenna era anche presente la questione di libertà di ricerca sugli embrioni. Anche in questo caso la bioetica, come la società e la comunità degli scienziati, è divisa sullo statuto dell'embrione.

Il risultato è l'interruzione di ogni sperimentazione. Ora, può darsi che la ricerca internazionale arrivi a considerare valida e proficua la ricerca sulle cellule staminali adulte e ne saremmo tutti felici credo, però il fatto che per una proibizione a priori agli scienziati non venga lasciato un margine per verificare altre strade è un grave ostacolo che si frappone alla ricerca scientifica. Proibizione che si estende anche alla ricerca gli embrioni soprannumerari e criocongelati che verranno comunque distrutti.

C'è chi dice però che non è possibile verificare la morte di quegli embrioni. Che non c'è un certificato di morte per l'embrione.

Non c'è un certificato di morte perché l'embrione non ha nemmeno un certificato di nascita. Vede c'è molta differenza tra l'approccio di chi pensa di dover resistere sulle sue posizioni fino all'ultimo con le armi in mano e quello di chi invece cerca di ragionare.

Su eutanasia testamento biologico le posizioni cattoliche sono fermamente contrarie.

Certo ma stiamo attenti a non confondere eutanasia e testamento biologico. Sono cose diverse. E poi nessuno propone l'eutanasia in questo Paese. Le proposte in discussione sono sul testamento biologico, sul rifiuto dell'accanimento terapeutico. L'eutanasia è un'altra cosa e c'è solo in tre Paesi europei. Tra questi non c'è l'Italia.

C'è invece chi teme anche per l'Italia una "deriva zapaterista" come l'ha definita su liberal Francesco D'Agostino.

Mi sentirei di tranquillizzare D'Agostino. Quelli che guardano alla Spagna come modello infatti sono delle piccole minoranze. Persino le associazioni omosessuali italiane si limitano a chiedere le unioni civili, in vigore in 18 Paesi europei, non hanno mai avanzato richieste sulle adozioni, che non troverebbero peraltro maggioranze disposte a favorirle. Detto questo non accorgersi che anche in Italia - dove semmai il rischio è un eccesso di subalternità all'etica cattolica - la famiglia è cambiata mi sembra miope. Un'ultima cosa: parlare di "derive" a proposito delle politiche di Zapatero non mi sembra corretto visto che le scelte di Zapatero sono state confermate da un altissimo numero di spagnoli.

Subaltemità all'etica cattolica lei dice. C'è un'eccesso di ingerenza della Chiesa nelle questioni politiche italiane secondo lei?

Personalmente sono sempre stata contraria a queste accuse di ingerenza che spesso sono generiche e poco centrate. Si parla di ingerenze quando il Papa fa un discorso ma è evidente che il papa ha il diritto e il dovere di esprimere il punto di vista della chiesa. Credo piuttosto che esista un problema di eccessiva politicizzazione della conferenza episcopale. Mi preoccupano le indicazioni politiche che vengono date ai politici da questo organismo in un momento peraltro in cui la politica è molto debole. Una politica con soggetti politici forti sarebbe molto meno esposta a pressioni e molto più aperta al dialogo. Se da queste elezioni o dalla prossima riforma elettorale uscirà un sistema politico più robusto questo potrà dare origine a una stagione di maggiore equilibrio anche nei rapporti tra mondo cattolico e mondo politico.

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