sabato 15 marzo 2008

la clinica gestita dalle religiose, dove il ginecologo...

La Repubblica 15.3.08
Aborti nella clinica delle suore
di Giuseppe Filetto

GENOVA - Le suore di Villa Serena, la clinica gestita dalle religiose, dove il ginecologo Ermanno Rossi avrebbe praticato l´aborto clandestino, ripetono che "nella casa di cura si sono effettuati semplici raschiamenti". Ma a contraddirle sarebbe un´intercettazione telefonica: «Dottor Rossi, ho deciso di interrompere la gravidanza», dice la donna al telefono. «Va bene, ci vediamo al più presto - risponde il medico, indagato e suicida lunedì scorso - prendo l´agenda e le cerco un appuntamento».
La telefonata è di una delle due pazienti che si sono sottoposte all´aborto clandestino a "Villa Serena", clinica elegante nel quartiere residenziale di Albaro. A Genova, nella città del cardinale Angelo Bagnasco, il presidente della Cei, che guida anche l´ospedale Galliera, dove anche la procreazione assistita è un "imbarazzo".
Altre simili intercettazioni, raccolte dai Nas, sarebbero contestate alle 8 donne indagate, ieri interrogate dal pm Sabrina Monteverde. Gli atti dell´inchiesta sono secretati, ma da Palazzo di Giustizia trapela che potrebbero esserci nuovi avvisi di garanzia. Infatti, la donna sotto interrogatorio avrebbe ammesso al pm l´aborto e non il raschiamento. Giura, però, che era all´oscuro di violare la legge 194 ed avrebbe raccontato che in sala operatoria, oltre al ginecologo, erano presenti un anestesista e un´infermiera ferrista. E forse anche un altro ginecologo. Così nell´inchiesta oltre alle otto donne indagate potrebbero essere coinvolti anche anestesisti e ferristi che avrebbero aiutato il medico. Stando a quanto dicono i ginecologi, sarebbe impossibile che uno specialista possa praticare l´aborto senza il sostegno di altro personale qualificato. Non solo nella clinica Villa Serena, ma anche negli studi di Genova e di Rapallo.
Ieri, seconda giornata di interrogatori, è stata anche un´assistente del ginecologo, una quarantenne con due figli, che saputo di essere incinta per la terza volta, ha chiesto di abortire. Nello stesso studio medico in cui lavorava. Una funzionaria di 35 anni avrebbe interrotto la gravidanza a Villa Serena, con la prognosi ufficiale di "raschiamento". Le indagini avrebbero accertato che si trattava di un aborto. «Non ci risulta dalla documentazione clinica», ripete Pierpaolo Bottino, legale della casa di cura. Comunque, nei giorni scorsi i carabinieri hanno sequestrato alcune cartelle cliniche e ieri il consiglio di amministrazione di Villa Serena ha comunicato che "non sono mai state praticate interruzioni volontarie di gravidanza in quanto casa di cura retta, fin dalla sua fondazione, da personale religioso ovviamente contrario sia dal punto di vista del diritto naturale sia per morale cristiana all´aborto volontario".
In ogni modo, la scelta della clinica privata sarebbe stata motivata dalla riservatezza e dai tempi rapidi, cose che stando alle dichiarazioni delle donne indagate, "non sarebbero garantite dalle strutture pubbliche". In proposito l´assessore regionale alla Sanità, Claudio Montaldo, assicura che la Regione anticiperà le linee guida redatte dal ministro Livia Turco sull´applicazione della "194".

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