venerdì 14 marzo 2008

AMORE ZERO

AMORE ZERO
Di Paola Santoro, D-la repubblica delle donne, 2 ottobre 2004, pagina 113-115
Nel furore della battaglia per la presidenza degli Stati Uniti d’America, ci sono fronti dove George W. Bush resta fermo all’Abc. nteso come Abstinence (astinenza), Being faithful (fedeltà) e Condom (sì, proprio quelli). Peccato che il presidente promuova l’utilizzo di questi ultimi soltanto per le categorie da lui considerate ad alto rischio: prostitute e tossico-dipendenti, esclusi perfino gli omosessuali. Per tutti gli altri - sostiene strizzando l’occhio a quella miriade di associazioni cristiane e lobby antiabortiste che rappresentano lo zoccolo duro del suo elettorato - nessuna protezione. Perché per difendersi dal virus dell’Hiv non c’è che la castità.
E da oltre un ventennio che nelle scuole pubbliche statunitensi l’astinenza sessuale è materia di studio al pari della matematica e della storia. E Bush dimostra di aver colto ti-
no in fondo tutte le potenzialità di quest’arma di propaganda. Già nel gennaio scorso aveva dichiarato ai media che la spesa per l’educazione all’astinenza nel 2004 sarebbe stata di 268 milioni di dollari, un incremento, rispetto ai quattro anni precedenti, esponenziale: fino al 2004, i milioni investiti erano solo 100. Proprio in questi giorni, dalle parole George w. è passato ai fatti: la Camera dei Rappresentanti ha già votato lo stanziamento promesso, nonostante il piano economico del governo abbia tagliato su moltissimi altri, e ben più caldi, capitoli del welfare.
I soldi servono sostanzialmente a pagare gli insegnanti. Questi devono convincere i teenager che per evitare gravidanze indesiderate e proteggersi dalle malattie veneree e dall’Aids l’unica possibilità è astenersi da ogni rapporto prematrimoniale oppure fare voto di castità. In oltre un terzo dei licei e delle scuole pubbliche del Paese vige il precetto secondo cui il sesso è un vizio: l’unica strada che porta al Bene, nonché al benessere fisico, sta nel disdegnarlo. Di conseguenza è bandito ogni riferimento alla possibilità di proteggersi dagli effetti collaterali” dei rapporti sessuali usando contraccettivi O preservativi.
Abstinence-Only-Before-Marriage, questo il nome del programma previsto dal dipartimento all’istruzione, ha origini lontane. Viene da un’idea di un’altra amministrazione repubblicana, quella di Ronald Reagan. Rimaneggiato e limitato in molte sue parti, il decreto che lo istituisce diventa legge federale nel 1996, sotto l’amministrazione Clinton, ma è con Bush figlio che tocca le vette più alte. Non poteva essere altrimenti: per George W., il programma sulla castità è una vecchia conoscenza. Già da governatore del Texas ne fu un ardente sostenitore, giustificandone la necessità con le statistiche che vedevano Io Stato al confine con il Messico in cima alle classifiche di malati di Aids per abitante e leader assoluto per l’incidenza di gravidanze minorili.
La pioggia di milioni di dollari che sta per rovesciarsi nelle casse delle scuole americane, giunge però mentre più forti che mai sono le polemiche sulle premesse e sui risultati ottenuti da questo approccio all’educazione sessuale. Le associazioni che in patria promuovono la pratica della castità, Best Friends in testa, non sono mai riuscite a provare scientificamente che un’educazione sessuale che non tiene conto della contraccezione possa realmente contribuire a evitare gravidanze indesiderate (gli Stati Uniti, con 53 casi ogni 1000 adolescenti, sono il Paese con l’incidenza più alta del mondo occidentale) o a evitare il diffondersi delle malattie veneree tra gli adolescenti. L’unico dato che Best Friends tiene a diffondere è estremamente generico e altrettanto significativo: “tra i nostri ragazzi l’attività sessuale è inferiore del 20% alla media nazionale”, quasi fosse questo - e non gli eventuali problemi sociali o sanitari - lo scopo ultimo di una formazione repressiva.
Del resto nelle pubblicazioni di molte delle organizzazioni che affondano le radici nella destra cristiana (Concerned Women of America, per dirne un’altra), viene registrato il numero di teenager che ogni anno si ammalano di STDs (sexually transmitted diseases), il numero di quelle che hanno praticato un aborto e il numero delle ragazzine rimaste incinta. Ma dall’insieme dei dati raccolti non emerge mai una parabola discendente che possa far pensare a un eventuale decremento del fenomeno dovuto alle lungimiranti politiche dell’amministrazione Bush.
Chi queste politiche le contesta sembrerebbe avere parecchi argomenti in più da vendere.
Prendiamo ad esempio i dati relativi alla popolazione mondiale diffusi nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite:
in Paesi come la Svezia, la Danimarca, la Finlandia, la Norvegia, che pure storicamente fondano l’educazione sessuale delle giovani generazioni sull’uso della contraccezione (arrivando anche alla distribuzione nelle scuole di ‘materiale di prova”), la percentuale di gravidanze tra i teenager è bassissima, come altrettanto scarsa è l’incidenza di malattie trasmesse per via sessuale. Per restare sul fronte internazionale, ci sono poi tutte le associazioni che combattono I’Aids: Io scorso luglio, alla conferenza mondiale sul virus tenutasi a Bangkok, il portavoce del Commissariato dell’Unione Europea per lo sviluppo e gli aiuti umanitari, Poul Nielson, aveva messo all’indice gli Usa, colpevoli a suo dire di “diffondere un unico credo e negare i diritti dei cittadini cercando di forzarli all’astinenza, una strada che non avrà altro risultato se non quello di indebolire la battaglia contro I’Aids mettendo indirettamente in pericolo la vita di milioni di persone”. Di fatto, la posizione assunta dall’Europa a Bangkok è la stessa di tutte le associazioni del mondo impegnate nello stop all’Hiv: “Qui non è questione di moralismo. I preservativi salvano vite umane. Le campagne sull’uso del condom dovrebbero essere parte integrante dell’educazione sessuale dei giovani”, aveva aggiunto in quella stessa sede e senza mezzi termini Peter Piot, per conto dell’agenzia deputata alla lotta alI’Aids in seno alle Nazioni Unite. Anche le associazioni che difendono i diritti umani hanno preso sul tema una posizione estremamente chiara. NeI 2002 Human rights Watch aveva pubblicato un intero rapporto sugli Stati Uniti. Nella black Iist che comprendeva la pena di morte, la situazione nel carcere di Guantanamo e diversi casi di brutalità attribuiti alla polizia federale, l’agenzia umanitaria aveva inserito alcune decine di pagine dal titolo Ignorance Only. Vi si trovano interessanti dichiarazioni raccolte sul campo, guarda caso, proprio nello Stato del Texas: “Noi non nominiamo neppure la parola condom. Se uno studente ci chiede qualcosa in proposito, viene dirottato a discuterne con qualcun altro, per esempio i genitori o un consulente”, racconta un insegnante. “Come posso evitare I’HIV? Solo col voto di castità” risponde uno studente.
Ma sul tema, una delle riflessioni più autorevoli viene dallo studio condotto
nei mesi scorsi dalla Columbia University. “Insegnare solo a dire no”, ha spiegato alla Cbs Peter Bearman, professore di sociologia e co-autore del saggio National Study of Adolescent Health, “può pagare a brevissimo termine, ma non alla lunga”. Dopo aver indagato sulla vita sessuale di 12 mila adolescenti americani nell’arco di sei anni, il professore ha recentemente presentato i risultati della sua indagine: “I ragazzi che si votano alla verginità prima del matrimonio hanno la stessa incidenza di malattie sessuali rispetto a quelli che invece hanno regolari rapporti. L’unica differenza è che l~ “casti” si sposano prima e hanno meno partner. Ma in termini di salute, la casistica tra i due gruppi è assolutamente identica”. E con questo la discussione potrebbe dirsi conclusa.
E invece no. Mentre il programma governativo va avanti, di discussione se ne è aperta un’altra. Ci si domanda se, alla fin fine, gli americani vogliono una scuola basata sui principi del fondamentalismo cristiano oppure no.
Secondo un sondaggio promosso dalla National Public Radio, dalla Kaiser Family Foundation e daII’Ha,vard’s Kennedy School of Government, il 15 per cento degli americani appoggia la “politica dell’astinenza fino al matrimonio”. C’è però anche un 46 per cento che - pur non disdegnando l’educazione alla castità - preferirebbe che i propri figli sapessero comunque come si usa un preservativo. Mentre un buon 36 per cento vorrebbe semplicemente una educazione sessuale più liberale, in cui ragazzi e ragazze vengano preparati ad affrontare la fisicità con maggiore consapevolezza. Sono molte le associazioni che cercano di venire incontro a quest’ultimo tipo di sensibilità, ma il loro lavoro non è per nulla facile: Planned Parenthood, per esempio, un’organizzazione che pure dispone di moltissime sedi in vari Stati, lamenta l’estrema difficoltà di avere accesso ai fondi stanziati dal governo. Per loro avere un posto tra i banchi di scuola è quasi impossibile.


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