martedì 26 febbraio 2008

Il progetto culturale del cardinal Ruini

Il progetto culturale del cardinal Ruini
Il Riformista del 26 febbraio 2008, pag. 1

di Deborah Bergamini

Dopo un fine settimana di fuoco per i cattolici impegnati a rimettere ordine nella proliferazione delle sigle elettorali dei neocentristi e nei dissidi nati all'interno del Pd dopo la cooptazione della Bonino e di Veronesi, oggi Ruini torna a parlare in pubblico, a Verona. Il presidente del Progetto Cul­turale e vicario di Benedetto XVI per la città di Ro­ma, terrà una Lectio Magistralis su "Gesù di Nazareth. Attualità e speranza di un uomo. La storicità di Cristo in un approccio teologico al libro di Bene­detto XVI". Il polverone delle ultime settimane do­vrebbe finalmente diradarsi.



Editorialisti e commentatori hanno fatto a ga­ra a interpretare ogni sus­surro proveniente dalla Curia romana come un in­dizio a favore o contro gli schieramenti politici in campo. I neo centristi che sperano nella rinascita di una nuova Democrazia Cristiana del terzo millennio. I teodem di Veltroni che, guidati dalla Binetti, temono la radicalizzazione delle posizioni sui temi della bioetica. I teocon del Pdl che hanno letto con preoccupazione i se­gnali contraddittori che sembravano emergere dal­l'episcopato italiano. Anche la neonata lista di Ferrara contro l'aborto ha suscitato più di un interro­gativo rimasto senza risposta. In molti hanno pa­ventato improvvise e inedite prese di posizione da parte dei vescovi italiani.



Alla fine dell'esasperata attenzione politica in­torno al voto dei cattolici, però, si scopre che da parte dell'assemblea dei vescovi italiani c'è invece una inaspettata coerenza di lungo corso. Tutto era iniziato nel 1995, a Palermo, quando fu proprio lo stesso Ruini, d'intesa con Giovanni Paolo II, a lan­ciare il Progetto Culturale. «La presenza e l'inci­denza in ambito sociale e politico è una finalità "se­condaria" del progetto culturale, rispetto a quella primaria dell'evangelizzazione della cultura - ha spiegato qualche settimana fa lo stesso Ruini a Pao­lo Bustaffa del Sir -. È però anch'essa una finalità irrinunciabile, perché il Vangelo è per la salvezza di tutto l'uomo. In ambito politico, come precisa mol­to bene l'Enciclica Deus caritas est, le responsabilità dirette sono non della Chiesa come tale ma dei cri­stiani laici, a cui è affidato un compito rilevantissi­mo nell'attuazione del "progetto culturale"».



Un progetto, quello della Cei, che è legato a una "antro­pologia cristiana" alla quale i cattolici infatti non intendono rinunciare. Si deve leggere in questo senso il duro attacco che Francesco D'Agostino, su Av­venire di domenica, ha lanciato alla presenza della Bonino e di Veronesi nelle liste del Pd. Nel chiasso mediatico di una cam­pagna elettorale giocata sugli slogan a effetto e sulla spetta­colarizzazione del messaggio politico, come da subito è stata caratterizzata abilmente da Veltroni, i messaggi più autenti­ci e profondi sono proprio i più difficili da interpretare corret­tamente. Lo avevamo già scrit­to su queste pagine. Nella nuo­va tonicità di una campagna al­l'americana, la differenza si se­gna fra coloro che cercano la verità e coloro che cercano un consenso cieco e non ragiona­to. Fra coloro che si presentano con la propria identità storica riconoscibile e coloro che inve­ce cercano voti mistificando la realtà e confondendo le carte in tavola. In una competizione po­litica giocata in parte anche sui toni demagogici dell'antipoliti­ca, il ruolo dei cattolici diventa quindi determinante non solo in termini numerici ma anche e soprattutto per restituire credi­bilità al dibattito.



L'elettorato merita rispet­to, si legge su Avvenire. Un'af­fermazione da sottoscrivere in pieno. Prima del voto dovran­no essere illustrate con la mas­sima onestà le posizioni che ogni singolo partito assumerà quando verranno messi in di­scussione temi antropologica­mente rilevanti. Per i cattolici impegnati in politica si tratta di una sfida tutta da giocare. Non è facile, e ce ne siamo già accorti, costruire, con le cate­gorie dell'oggi, una visione del mondo cristiana, consapevole delle proprie radici e della propria pertinenza sulle que­stioni vitali e fiduciosa circa le proprie potenzialità nel dialo­go con la cultura contempora­nea. Non è facile riconoscere le sfide cruciali che la cultura pone oggi alla fede. Ma è pro­prio raccogliendo queste sfide che la fede può esprimere la propria energia creativa e ali­mentare il rinnovamento del­l'uomo e della società.



Si spiega in questo modo la decisione di Benedetto XVI di affidare a Ruini proprio adesso la guida del "Progetto Cultura­le della Cei". Non solo perché, come si ripete sempre più spesso in Curia, il Papa nutre fiducia e rispetto per Ruini ma perché ritiene che l'esperienza po­litica di mediazione che il cardinale ha maturato in questi anni sia pre­ziosa per dipanare i nodi politici più rilevanti dell'attuale caotica situazione. Nel polverone scatenato dalla nascita di nuovi schieramenti neocentristi era infatti facile scambiare l'affan­narsi dei mass media cattolici nei confronti dell'uno o dell'al­tro come un tentativo di legitti­mare un polo a discapito dell'avversario. Ma a leggere la ru­brica delle lettere su Avvenire che Dino Boffo ha deciso di lasciare aperta ogni giorno come "forum elezioni", si capisce quanto ormai siano distanti e divergenti le opinioni e le sim­patie politiche di quei dieci mi­lioni di italiani che vanno a messa. Sa­bato scorso, alla vigi­lia delle convulse trattative fra Casini, Pezzotta, De Mita e con l'eco ancora vi­va delle proteste della Binetti, il fo­rum titolava a tutta pagina "Convinti o ancora incerti, ma in tutti la volontà di contare". Nella pagina accanto, lo stesso Boffo, rispondendo a un lettore sull'iniziativa politica di Ferrara, scriveva: «Se una preoccupazione iniziale ho avuto, è quella relativa alla di­spersione dei voti cattolici». L'obiettivo più sentito del progetto culturale della Cei che Ruini guiderà nei prossimi anni è la battaglia contro il neogno­sticismo e contro quella medita forma di relativismo culturale che i giornali si ostinano a chia­mare sinteticamente "antipoli­tica" (ne abbiamo avuto una prova sempre nel fine settimana con l'ultima provocazione di Grillo che ha proposto ai cam­pani di attuare una sorta di "se­cessione" da Roma). Basta sen­tire cose diceva lo stesso Ruini all'inizio di febbraio. «Si tratta, in concreto, di interpretare i grandi movimenti che avven­gono nella cultura e nella so­cietà. La storia cammina, e oggi cammina assai rapidamente: possiamo dunque attenderci che altre importanti novità si profilino nei prossimi anni. Dobbiamo saperle cogliere ed interloquire con esse, per orientarle in maniera positiva, sotto il profilo umano e cristia­no». Ai politici italiani che, in questi giorni convulsi, tirano le giacchette a vescovi e cardinali, Ruini ricorda che «la cultura italiana, profondamente impre­gnata dal cattolicesimo, può rinnovarsi ed inoltrarsi nel fu­turo non in opposizione al cat­tolicesimo stesso, ma al contra­rio traendo da esso nuova linfa ed ispirazione».


Il progetto culturale della Chiesa italiana, come logo, ha la stilizzazione di una piazza. Dall'agorà dei Greci alla piazza del Comune, la piazza ha sem­pre rappresentato il cuore della città, soprattutto in Italia. Nel villaggio globale, la piazza del progetto culturale, quindi, potrebbe essere un luogo dove in­contrarsi, confrontarsi e rico­noscersi attorno alle idee e ai problemi. Ma potrebbe essere anche il luogo dove pensare più a fondo le questioni fondamentali della cultura. Dovrebbe es­sere, infine, il luogo dove comu­nicare tutto questo agli altri, nella convinzione che la comu­nità nasce anche dalla comuni­cazione. Sarebbe un buon auspicio che la nuova legislatura che ci apprestiamo a varare prendesse spunto proprio da questa immagine.

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